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mercoledì 16 marzo 2011

Sindacati: quando il male non si vede

Salve a tutti miei cari blog reader! Come avrete notato il sondaggio si è concluso a favore della Bindi (Fiuuu!) e il prossimo verrà inserito appena il nostro vice-redattore l'avrà scelto. Sono stato conciso nell'introduzione perchè voglio passare subito al post di oggi. Infatti l'articolo non è un mio lavoro ma di Marco, il nostro Ispettore Gadget del Web, che da bravo intenditore di fatti bizzarri e stravaganti si è occupato di una questione sorprendente... Ma i sindacati fanno davvero il bene dei lavoratori? Ed anche quando sono in buona fede, sono un bene o un male? A voi l'ardua sentenza! So please push the button and start to read...



SINDACATI: QUANDO IL MALE NON SI VEDE  di Marco Nordio

Molti, vedendo il faccino paffuto di Bonanni o la testa calva di Angeletti, probabilmente penseranno di trovarsi di fronte a grandi uomini che strenuamente difendono i lavoratori apportando benefici enormi alla collettività. Loro sì che fanno il bene di chi si spacca la schiena in fabbrica o di chi passa la giornata a lavorare per poter estinguere un mutuo (magari trentennale). Beh, nulla di più sbagliato. I sindacati sono una incredibile piaga che affligge l’Italia e sono i primi a creare disoccupazione. Avete proprio capito bene: all’aumentare dell’incidenza dei sindacati sulle trattative per i contratti collettivi, aumenta la disoccupazione! Paradossale, ma vero. Questa tra l’altro è una situazione tutta nostrana visto che siamo uno dei pochi paesi europei ad aver dato storicamente questa importanza ai sindacati; ma purtroppo sono più i danni che questi signori fanno piuttosto che i benefici che riescono ad apportare. 
Iniziamo la nostra analisi facendo una doverosa premessa: il nostro orizzonte temporale sarà tarato sul lungo periodo (3/5 anni); quindi non andremo ad analizzare gli effetti dell’intervento dei sindacati nei primissimi mesi successivi alla loro azione, ma dopo alcuni anni. Occorre prima di tutto ricordare quali sono (o quali dovrebbero teoricamente essere) gli obiettivi fondamentali delle tre categorie di soggetti che stiamo esaminando: 
  • l’impresa vuole pagare ai dipendenti un salario ( un costo per l’impresa) che mantenga valida la seguente espressione (per assicurarsi un profitto)Costi totali dell’impresa < Ricavi totali 
  • il lavoratore vuole essere remunerato in maniera coerente con la sua produttività (cioè con il contributo che da’ alla performance aziendale) 
  • i sindacati cercano di aumentare il salario minimo e di diminuire la disoccupazione 
Esaminando i 3 obiettivi appena esposti si nota subito come già a partire dalle premesse i sindacati fanno solo danni; infatti mentre impresa e lavoratori perseguono obiettivi fondamentali per la propria sopravvivenza, i sindacati in un colpo solo arrecano danno ad entrambe le altre categorie: obbligando le imprese a pagare salari più alti infatti le spingono a diminuire la domanda di lavoro per mantenere l’efficienza produttiva (cioè a assumere meno dipendenti) e di conseguenza la disoccupazione non diminuisce, anzi, aumenta! 

Formalizziamo la conclusione alla quale siamo appena arrivati con un modello macroeconomico. Le variabili che andremo ad utilizzare sono: 

N= numero degli occupati al tempo t 
W/P= salario reale (cioè il salario epurato dall’effetto dell’inflazione) che rappresenta il potere d’acquisto del   salario.  
WE= la c.d. Wage equation cioè l’equazione del salario che rappresenta la curva dei salari proposta dai sindacati 
D= domanda di lavoro cioè la quantità di lavoro richiesta dalle imprese  
O= offerta di lavoro cioè la quantità di lavoro che la forza lavoro offre. Con forza lavoro intendiamo tutte le persone in grado di lavorare cioè la somma delle persone che lavorano e di quelle che cercano lavoro.


Analisi.
La curva verticale Lf rappresenta la forza lavoro al tempo t, cioè l’offerta di lavoro (è ovviamente verticale perché non dipende dal salario reale); sono le persone che lavorano o cercano lavoro. 
La curva D rappresenta la domanda di lavoro da parte delle imprese in assenza di sindacati (ovviamente decrescente rispetto all’aumento dei salari reali che l’impresa deve pagare) 
La curva WE rappresenta l’andamento del salario con l’inserimento dell’azione sindacale. 
Come si può notare in assenza di sindacati il mercato tende all’equilibrio individuato dal punto E (intersezione tra domanda e offerta di lavoro), equilibrio in cui tutta la forza lavoro esistente nel mercato è impiegata (quindi abbiamo una disoccupazione pari a zero) e pagata con un salario W/P*. 
L’ingresso dei sindacati però spinge verso l’alto W (i salari) aumentando di conseguenza il valore del salario reale W/P (in una frazione aumentando il numeratore aumento il valore della frazione stessa). Si crea quindi una seconda curva che rappresenta i salari offerti in un mercato con presenza sindacale. 
Come si può facilmente notare si crea un secondo punto di equilibrio tra la curva WE e la curva D (cioè tra domanda e offerta di lavoro con presenza sindacale). 
Sull’asse delle ascisse le freccette evidenziano come il nuovo equilibrio porti a una diminuzione degli occupati e quindi ad un aumento della disoccupazione. 

Ecco come riequilibrare il mercato del lavoro. Basta poco e che ce vò!

La conclusione è quindi che i sindacati, puntando ad aumentare i salari per le categorie che rappresentano, in realtà non fanno altro che aumentare la disoccupazione.

Be Fun, Be Mad.
FILM CONSIGLIATO: Tutta la vita davanti

3 commenti:

  1. Non sono d'accordo e Vi spiego perchè.
    A prescindere da qualsiasi modello macroeconomico non dobbiamo dimenticare che, anche nell'attuale era tecnologicamente avanzata, le risorse umane sono la principale componente dei "beni" organizzati dagli imprenditori e del patrimonio aziendale.
    Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che in tutte le dichiarazioni dei diritti dell'uomo ed in tutte le principali carte costituzionalile del mondo c.d. sviluppato, la liberta, dignità dell'uomo e delle condizioni di lavoro sono principi cardine.
    Tutto ciò oggi può sembrare ovvio e scontato, ma basta leggere le pagine della storia sindacale italiana ed europea per capire il ruolo fondamentale che il sindacato ha svolto, anche nel recente passato, per affermare tali principi.
    Fino a quasi la prima metà del secolo scorso, i lavoratori, di qualsiasi età e sesso, erano, di fatto, privi di qualsiasi forma di tutela, anche in materia di igiene e di sicurezza.
    E' vero che la ricerca di sempre migliori condizioni di lavoro ha portato il Sindacato ad eccedere ma ciò fa parte delle regole del gioco e posso assicurarVi che gli imprenditori non sono sprovveduti.
    Senza contare che solo un Sindacato forte può consentire alle Imprese di gestire situazioni di criticità, specie in occasione di crisi nazionali ed internazionali, quali quelle attuali.
    E un Sindacato per essere forte deve portare a casa dei risultati nell'interesse dei lavoratori.

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  2. da libro cuore...Saro;-) , ma la realta' è diversa...

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  3. Io la conosco, non so tu. Questa realtà la vivo tutti i giorni dal 1976.

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