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mercoledì 4 gennaio 2012

Sancta Santorum Journal 38°

EDITORIALE INDIPENDENTE
WOMAN OF THE WEEK

Il tutto accade a Pocatello, una piccola cittadina dell Idaho negli Stati Uniti.
Jenni Lake, giovane ragazza di 17 anni, sta per vivere la drammatica sceneggiatura che la vita ha scritto per lei: una dura sentenza si abbatte come un macigno su di lei. I medici le diagnosticano un tumore maligno al cervello e alla spina dorsale.Due anni di cure e poche ma importanti speranze di farcela. Ma non è abbastanza. La vita, a volte beffarda, sembra metterci alla prova spingendosi a volte oltre il dramma, mischiando con maestria degna del più grande dei registi, tragedia e stupore, felicità e sofferenza. La storia, purtroppo comune a migliaia di persone nel mondo, giunge ad una svolta, una chiave di volta. Insomma uno di quegli avvenimenti che fa saltare sulla sedia il lettore di un libro finora monotono,solo che stavolta, a riempire le pagine c’è la vita stessa.Tanti sono del parere che dietro a tutti gli avvenimenti nella nostra vita ci sia il caso,tutto accade per puro caso; nessun destino. Avrà pensato diversamente Jenni,quando gli viene annunciato di essere incinta. La vita e la morte, l’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, distanti eppure cosi simili. La vita di Jenni significa la morte di suo figlio. La vita di suo figlio significa la morte di Jenni... A te la scelta sembra dire la vita alla giovane donna. I medici le spiegano che per far venire alla luce suo figlio, dovrà interrompere le cure antitumorali ed in quel caso lei sarà mamma, ma le suo
probabilità di sopravvivenza scenderanno a zero. Come un fiume in piena la storia fa il giro degli Stati Uniti e del Mondo intero. Migliaia di persone seguono la vicenda di Jenni che, affrontando il male, decide di interrompere le cure per poter dare alla luce ciò che con amore aveva concepito: “il suo ultimo desiderio era morire tenendo in braccio il suo piccolo”. E cosi è andata…Mentre Chad Micheal nasceva, sua mamma si addormentava. Ha chiuso gli occhi per poter vivere attraverso quelli di suo figlio. Ma non è morta del tutto…di lei rimane l’amore che immortale accompagnerà la vita di coloro che hanno intrecciato il loro cammino con il suo.

CRONACA/POLITICA ITALIANA

Chi non fa botti a Capodanno, resta sano tutto l’anno.
L’usanza dei botti non la capirò mai. Non parlo di fuochi d’artificio o effetti luminosi, ma di quelli che si limitano a scoppiare. Puzzano, assordano, costano, terrorizzano gli animali e feriscono le persone. Avevo 7 anni quando un cane, stordito da un petardo, mi morse una gamba. Avevo 10 anni quando un deficiente accese un’intera scatola di miniciccioli accecando un bambino e ferendone un altro. Avevo 14 anni quando conobbi un uomo che grazie a questo divertente passatempo 5 dita e mezzo su 10. Quindi sì, appoggio chi vuole bandirli nei vari comuni. Se vi ci soffermate un momento, vi ricorderete che negli ultimi 2 anni ci sono state diverse esplosioni di produttori di fuochi d’artificio. Parliamo di imprese familiari che però producono principalmente i botti, essendo quelle più grandi specializzate in fuochi d’artificio. Quindi, già elimineremmo un problema. Però questo intervento sarebbe di pubblica utilità e soprattutto umanità. Ecco i dati storici di feriti e morti nell’ultimo decennio:

Nel 2001 ci furono 4 morti e 800 feriti; nel 2002 circa 550 feriti; nel 2003 un morto e circa 570 feriti; nel 2004 circa 580 feriti; nel 2005 circa 550 feriti; nel 2006 un morto e circa 580 feriti; nel 2007 circa 530 feriti; nel 2008 un morto e circa 470 feriti; nel 2009 un morto e circa 380 feriti; nel 2010 oltre 500 feriti; nel 2011 un morto e circa 500 feriti.

E gli animali? Tra fuggiti, feriti e morti (quest’ultimi sono stati quasi 150 nel 2012) questa volta abbiamo largamente superato le 1000 unità. A che scopo? Molti cani e gatti erano di privati, probabilmente affetti di qualcuno. Siamo in tempo di crisi e bisogna eliminare le eccedenze. Partiamo da questa e facciamo un favore a noi stessi. Per gli interessati, ci sono già diverse petizioni (non online) a cui aderire. Vi invito a sottoscriverle.

CRONACA/POLITICA ESTERA

Venti di Guerra
Mentre il popolo americano comincia ad essere seriamente distratto da quel curioso evento mediatico che sono le Primarie (in questo caso Repubblicane), la Casa Bianca ed il resto del mondo hanno una nuova ed ennesima grana Iraniana da affrontare: la minaccia di Teheran di chiudere lo stretto di Holmuz.Questo stretto si trova tra l'Iran e l'Oman( Penisola Arabica), unisce il Golfo Persico con il resto del Mondo, è un braccio di mare di 60 km largo 30 km. La sua importanza è strategica, di qui passa il 40% del petrolio che viaggia via mare. Se lo stretto venisse chiuso Iraq e Arabia Saudita avrebbero enormi difficoltà ad esportare, molti paesi in Occidente, e non solo, avrebbero meno petrolio in arrivo, i prezzi salirebbero e si arriverebbe probabilmente ad uno scontro armato contro Teheran. Questa minaccia nasce come ritorsione, è l'ultimo tassello di una escalation Iran VS Resto del Mondo che prosegue da anni. L'Iran sta portando avanti da tempo un programma di arricchimento dell'uranio, secondo Americani ed Europei l'obbiettivo è di riuscire a dotarsi della bomba atomica, mentre la versione ufficiale del Governo Iraniano parla di centrali nucleari a scopo civile, ma ormai a questa versione non credono più neanche i Russi, sempre pronti a difendere Teheran. I piu' allarmati sono gli Israeliani che temono di essere i primi bersagli di un possibile attacco Iraniano, ma anche Americani, Europei, Russi e Paesi Arabi sono consci che armi nucleari nella mani di Ahmadinejad porterebbero ad una destabilizzazione dell'area che il mondo non può permettersi. I tentativi politici e diplomatici di fermare questo programma sono falliti, sono quindi state emesse sanzioni economiche da Washington che sono state ulteriormente appesantite negli ultimi giorni, arrivando ad una specie di embargo sul petrolio Iraniano. Queste misure sono molto pesanti per Teheran la quale ha reagito mostrando i muscoli con una settimana di esercitazioni militari e con la minaccia di chiudere lo stretto. Immediata è stata la risposta della V Flotta Statunitense di stanza nell'area, "ogni tentativo di chiudere lo stretto non sarà tollerato".
Lo stretto di Holmuz è di vitale importanza per il mondo, è soggetto a regolamenti internazionali,  gli Iraniani non arriveranno al punto di chiuderlo ma se ciò dovesse accadere immaginiamo un immediato ultimatum da parte della Comunità Internazionale che se ignorato porterebbe ad una guerra. . . . che oggettivamente nessuna delle due parti vuole.

Fonte:


CRONACA ROSA E SPETTACOLO

Guinness Divorce Record
Una nuova celebre coppia si unisce alla triste moda dei matrimoni lampo.
Katy Perry e Russel Brand divorziano dopo appena 14 mesi di matrimonio.
L’eccentrica cantante era andata contro tutto e tutti per sposarsi l’indomito comico inglese, una canzone dedicata al loro amore, copertine appassionate ed un apparente forte legame non sono riusciti a tenere salda la coppia. Secondo alcune indiscrezioni, i due non avrebbero firmato alcun contratto prematrimoniale e, salvo diversi accordi, in base al diritto californiano, Brand avrebbe diritto alla metà del cospicuo patrimonio della cantante. Le malelingue avevano già insinuato che l’interesse del comico non fosse unicamente rivolto alla dolcezza della cantante, tuttavia, sempre i ben informati, attribuiscono ai comportamenti infantili di entrambi, la causa del divorzio.
Pare infatti che il comico inglese non ce la facesse più di vivere negli States e che fosse infastidito anche dall’amicizia della moglie con Rihanna e proprio Katy pare essersi rifugiata tra le braccia dell’amica per farsi distrarre.
Ad ogni modo, per il mondo dello star system, 14 mesi sono una buona media, specialmente se andiamo a vedere i divorzi record, tra cui:
72 giorni per Kim Kardashan, 17 giorni per Sinead O’Connor, Eddie Murphy ben 14 giorni, Britney Spears 55 ore e, record dei record, Rodolfo Valentino  per sole 6 ore.
Chi sarà la prossima celebre coppia a battere questo triste record?


CALCIO E SPORT VARI
 ANCHE GLI ATLETI SI RIPOSANO TRA CAPODANNO E LA BEFANA!

VIDEOGAMES E TECNOLOGIE
Zelda and Theology

“Gesù prese il pane, lo spezzo in tre parti, che chiamo Coraggio, Saggezza e Potere, e le diede ai suoi discepoli Link, Zelda e Ganondorf”

Sui  videogiochi ne abbiamo ormai sentite di tutti i colori: accusati di satanismo, istigazione al razzismo, alla violenza e all’omosessualità (per saperne di più leggi i nostri articoli del 31/01/11, del 19/05/11 e del 23/05/11), pare proprio che l’opinione pubblica globale non abbia ancora compreso le potenzialità di questo nuovo interessante media.
Risulta, perciò, abbastanza curiosa la notizia della pubblicazione  del libro “Zelda and Theology” di Jonny Walls, disponibile su Amazon e nelle librerie americane dal 16 Dicembre.
Con questo saggio, l’autore, grande fan della saga di Zelda ed  esperto di teologia, si propone di individuare le analogie che possano accostare gli insegnamenti e i simboli del videogioco Nintendo al messaggio cristiano.
Si tratterebbe di un metodo del tutto nuovo per far avvicinare i più giovani (e i più nerd) alla morale cristiana. Una lezione di catechismo, per una volta, non appesantita da orrorifiche immagini di gente crocefissa, bensì ricca di spunti interessanti e di riferimenti al nostro videogioco preferito.
Al primo impatto, anche io sono rimasto scioccato dalla notizia. L’idea di far credere alla gente che “The Legend of Zelda”, gioco sviluppato da un manipolo di giapponesi presumibilmente scintoisti e buddisti, sia pieno di messaggi subliminali cristiani mi è parsa quantomeno ridicola.
Sul sito Zelda Universe (http://www.zeldauniverse.net/zelda-news/the-legend-of-zelda-and-theology/) è però possibile leggere uno stralcio di uno dei  primi capitoli del libro. Nel paragrafo si parla degli insegnamenti che si possono trarre dal venire assaltati da uno stormo di galline in A Link to the past: Uno dei valori che il mondo di Zelda ci vuole trasmettere  è proprio quello di saper indirizzare il proprio potere verso una giusta causa, di non lasciarsi corrompere da esso e di comprendere le proprie responsabilità.
Il riferimento è azzeccato, divertente e un po’ ironico, tanto da far ben sperare anche per il resto del libro.  Si capisce che l’autore non vuole affatto inserire forzatamente elementi di dottrina religiosa nelle righe di codice del nostro amato fantasy RPG. Semplicemente, quello di usare The Legend of Zelda è un metodo per far risaltare dei messaggi universali, i quali possono essere un esempio di ciò che c’è di buono nella morale cristiana.
Probabilmente il limite dell’analisi al solo Cristianesimo, senza considerare gli evidenti riferimenti ad altre importanti religioni, risulta essere il punto debole del lavoro. Espandere l’attenzione a tutte le religioni al fine di individuare i valori fondamentali della morale umana, tutti incarnati in una cassettina del Super Nintendo, avrebbe portato ad un risultato ancora più interessante. Ma forse tutto questo è troppo anche per Zelda.
Ciò che conta è che finalmente si comincino ad apprezzare i videogiochi anche come mezzo di comunicazione di messaggi filosofici importanti. Coloro che, ad esempio, sono in grado di rispondere alla domanda “What can change the nature of a man ?” sanno che da alcuni titoli sono ottenibili profondi insegnamenti; non ci sono solo violenza e depravazione (anche se, nell’opinione di chi vi parla, possono essere tratti pensieri profondi persino da un pluricriticato GTA IV). L’opinione pubblica dovrebbe esserne informata.

Fonte:


NERD E OTAKU
Elish
Apriamo l'anno nuovo con un gioco di narrazione molto particolare, Elish, più volte medaglia d'oro alle ruolimpiadi lucchesi. La caratteristica principale che si ripercuote sull'intero gioco è certamente l'appartenenza di tutti i suoi autori (da Vania Castelfranchi, oggi unico redattore, a Mario Calamita, Emiliano Coltorti e Taiyo Yamanouchi) al mondo del teatro, uniti dall'ambizioso progetto di autoprodurre e autodistribuire un gioco che ciascuno di loro aveva sempre voluto giocare durante gli anni in cui hanno maturato esperienza nei vari giochi di ruolo.
Ciò che salta agli occhi è il sistema regolamentare agile ed essenziale, che garantisce una base coerente per il mondo che si va a creare esaltando soprattutto l'interpretazione e la teatralità del momento ludico riducendo al minimo il ricorso a tabelle e interruzioni della storia di cui i personaggi sono indiscutibilmente protagonisti.
Guardando rapidamente il manuale, già il numero di pagine dedicate all'ambientazione prevale decisamente sul regolamento (oltre 250 contro poco più di 40, le ultime delle quali dopo la nuova edizione esclusivamente in pdf e non più nel manuale base), e un tratto molto interessante è il modo di scrittura della stessa in prima persona, come raccolta di testimonianze del mondo fantasy-medievale che è il Dima. Racchiuso entro confini distanti e spaventosi che nessuno ha mai voluto indagare a fondo, si trova diviso in tre grandi imperi distinti ma sotto il controllo del Triplice Imperatore. Scienziati e maghi si contendono l'influenza culturale, e in alcune terre sono vietate tutte le forme di tecnologia mentre in altre vige la severa proibizione dell'impiego di magia; ci sono comunque luoghi in cui vige l'assenza di qualsivoglia inquisizione e si favorisce il baratto come esaltazione di una società in perfetto equilibrio bandendo invece il denaro, fonte di tutti i mali. Culti pubblici e segreti, esaltati o proibiti definiscono religioni primordiali e di nuova formazione abbracciando scuole e monasteri per i membri delle razze "pure" che abitano questo mondo (nota importante: le razze indicate sul manuale sono quelle maggiormente diffuse e note, e viene lasciato a giocatori e narratori pieno potere sul crearne di nuove!). Come in altre ambientazioni fantasy, le energie magiche sono poteri sempre presenti nel mondo affrontati in diverso modo a seconda della scuola (Astromagia, Biomagia, Sfera di Nulla, Demonologia, etc...), ma a differenza di molti giochi di ruolo il sistema prevede una riflessione sugli effetti di ciascuna alterazione dell'equilibrio naturale, limitandone in parte l'impiego ma esaltando il ruolo del mago come sapiente, generalmente rispettato o temuto. Ciò non toglie che gli incantesimi possano essere estremamente utili e versatili, ma sono attentamente pesati sul piano regolamentare nella componente rituale richiedendo determinati ingredienti o un'esecuzione più complessa per giungere a risultati migliori, lasciando così più spazio sul piano interpretativo con la scelta sulla necessità di eseguirli o meno.
Il centro della storia, come detto, sono i personaggi. Esperienza e livelli sono ben lontani da questo sistema, affidato più alla storia individuale (che ne definisce alcune capacità) e agli avanzamenti che il narratore di volta in volta accorda in risposta a deterimante azioni di ciascuno. Ciò che viene raggiunto è una tridimensionalità in cui rileva ogni esperienza di vita vissuta, per cui la creazione del personaggio richiede molto più tempo, dato che la distribuzione dei valori nei singoli punteggi determina non soltanto capacità ma corrisponde ad un'attenta caratterizzazione e un solido ancoraggio al resto dell'ambientazione.

Fonte:

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